sabato 2 maggio 2015

Rottamando pure la morte


Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.  
(Dall'inno d'Italia di G. Mameli)

Le parole sono importanti.
(Nanni Moretti, "Palombella rossa")

In bocca ai bambini la parola "morte" suonava stonata. Per questo nell'inno di Mameli-Novaro durante l'inaugurazione di Expo 2015 a Milano hanno pensato bene di sostituirla con la parola "vita". Con tanto di avallo del Presidente del Consiglio che ha iniziato il suo discorso citando proprio la loro modifica non autorizzata da nessuno dei Fratelli d'Italia del testo.
Era facile, per fortuna anche "vita" è di due sillabe.

Devo ammettere che inizialmente tutte quelle vocine mi hanno emozionato, anche quando hanno detto "siam pronti alla vita", con una nota lunga proprio su quella parola.
Ma mi si è smosso molto in profondità anche qualcos'altro che mi ha fatto orrore e non aveva a che fare con l'estetica dell'esecuzione.

Quando si vede fare qualunque cosa a dei bambini bisogna essere sempre molto vigili, proprio perché è sempre facile farsi prendere dall'emotività, dalla tenerezza e quindi tollerare qualcosa di altrimenti intollerabile.
(L'inno del Fascismo era "Giovinezza"...)

Per capire se l'operazione fosse legittima o meno sarebbe bastato chiedersi perché gli autori di testo e musica avessero scritto "morte" piuttosto che "vita". Ma era un'operazione culturale forse troppo complessa per un'Italia che del difficile testo di Mameli capisce poco (Scipio chi? Coorte con due "o"?...) e che gira intorno ad un Presidente del Consiglio che nel suo primo discorso alle Camere citava Gigliola Cinquetti.

A parte la rima con "coorte" completamente elusa, il testo dell'inno parla chiaramente di persone che si sarebbero sacrificate per fare l'Italia, ci sono state infatti persone "pronte alla morte" e che la morte hanno trovato nel combattere per liberare l'Italia dallo straniero; se fossero stati pronti alla vita, forse oggi avremmo ancora gli Austriaci a governarci. E forse staremmo meglio, chissà... (Tanto meno avremmo bambini che cantano un inno degli Italiani.) Questo insegna la Storia.

E volenti o nolenti, polemici e non, quello è l'inno che la nostra nazione si è scelto ed è ormai un simbolo molto forte della nostra storia.

Se la parola "morte" stonava in bocca ai bambini tanto valeva non fargliela cantare affatto. Ma forse chi è morto davvero li avrebbe perdonati anche da "stonati".

L'operazione fatta per bocca di quei bambini che cantano alla vita (come si fa a non amarli?), tanto più vergognosa poiché si sono usati dei bambini, passata nei media che sottolineavano semmai per la maggior parte la carineria della sorprendente trovata, è stata subito bilanciata (distratta?) dallo sdegno popolare e mediatico per le devastazioni in città da parte di soliti vandali pressoché ignoti, ma sarà ricordata come il primo accenno di revisionismo storico in epoca renziana, che inizia subdolamente con il testo di una musica che tutti conoscono e tutti occasionalmente cantano.

In più questa cosa è stata fatta davanti ai media mondiali, ai quali avremmo dovuto presentarci con la nostra Storia per quella che è, non certamente edulcorata per farla diventare carina o come se ce ne vergognassimo. Non siamo forse gli stessi di Italia 150° anche davanti al resto del mondo?

Quanti da domani continueranno a preferire la parola "morte" alla parola "vita" nell'inno?
(Quanti capiranno l'importanza di un sacrificio per ottenere un bene più grande -magari collettivo- tra quei bambini?)

Ora si può passare a "migliorare" la Costituzione, per esempio… (quale lavoro? cos'è 'sto "ripudia"?).

ALL THE ANIMALS ARE EQUAL, 
BUT SOME ANIMALS ARE MORE EQUAL THAN THE OTHERS.
(G. Orwell, "Animal Farm")

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