venerdì 31 gennaio 2014

La consapevolezza non è mai una sconfitta

La cosa più interessante nel film I giorni contati (1962) di Elio Petri è la riflessione sul fatto di poter avere un'illuminazione, una nuova consapevolezza indipendentemente dall'età che si ha, dal lavoro che si svolge e dalla vita che si conduce. E in qualunque momento.

Cesare, un idraulico cinquantenne, la riceve mentre fa qualcosa di molto banale come prendere un autobus, un momento completamente passivo in cui si è portati, in cui la gente aspetta di arrivare chissà dove, magari senza neanche pensare.

Ma il protagonista è in realtà anche testimone di un evento eccezionale su quell'autobus: la morte su di un uomo della sua stessa età per un infarto fulminante.

L'accaduto lo fa immedesimare in quell'uomo, gli fa scoprire la prossimità della morte e lo induce a riflettere sulla sua condizione di cinquantenne, passivo alla vita, una vita votata al lavoro, quindi una vita non vissuta, inconsapevole, non degna di essere chiamata "vita" pur essendo l'unica a disposizione.
Decide quindi di godersela. Un mercante d'arte nel film lo definirà una specie di esistenzialista inconsapevole.

Eppure, mollato quel tanto vituperato lavoro, scopre che l'alternativa è l'elemosina, la criminalità o comunque strade poco convenienti se non addirittura pericolose.

Alla fine rinuncia alla sua scelta e torna al lavoro, quindi ad una condizione che evidentemente sente come più dignitosa e più sostenibile. Sembra una sconfitta, ma non lo è.

Fanno quasi tenerezza le semplici battute che scambia verso il finale con la gente per cui ricomincia a lavorare, lo fanno apparire più umano, a maggior ragione in seguito a quell'umanissima sbandata.

Nell'Italia tutta da ricostruire dopo la guerra e all'inizio del boom economico degli anni '60, un uomo che abbandona per scelta il lavoro fa abbastanza scalpore. Ed è proprio il suo ritorno al lavoro a restituire maggiore dignità al lavoro stesso. Ma un lavoro che ovviamente deve rispettare la dignità umana e non portare all'alienazione.

(Spoiler:) Il finale aperto, in cui non si capisce se il protagonista, di nuovo su un autobus che si allontana, sia ancora vivo o se sia morto come l'uomo all'inizio, è significativo per comunicare che l'importante, nell'evoluzione umana del personaggio, non è il fallimento della sua esperienza, ma la nuova consapevolezza che essa ha generato pur nella vecchia vita.

Il lavoro è importante tanto quanto la qualità della condizione lavorativa.

(Il film completo)

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