mercoledì 12 ottobre 2011

Variazioni Goldberg: La leggenda della “montagna d'oro”


Johann Nikolaus Forkel (1749-1818) scrisse “La vita, il Genio e le opere di Johann Sebastian Bach”, prima biografia di J. S. Bach, nel 1802, a 52 anni dalla morte del compositore.

Sull'origine delle Variazioni Goldberg, riferisce che le sue fonti sono i due figli più anziani di Johann Sebastian, ossia Wilhelm Friedemann (1710-1784) e Carl Philipp Emanuel (1714-1788), e proprio al seguente passo si deve il titolo tradizionale dell'opera:

"Per questa composizione..., siamo in debito con il Conte Keyserlingk, un tempo ambasciatore russo alla corte dell'Elettore di Sassonia, che spesso risiedeva a Lipsia, e portava con se Goldberg, che ho menzionato sopra, per fargli prendere lezioni di musica da Bach. In cattiva salute, il Conte soffriva sovente d'insonnia, e Goldberg che viveva in casa sua, doveva distrarlo, in simili occasioni, durante le ore notturne, suonando per lui in una stanza attigua alla sua. Una volta il Conte disse a Bach che gli sarebbe molto piaciuto avere da lui alcuni pezzi da far suonare al suo Goldberg, che fossero insieme delicati e spiritosi, così da poter distrarre le sue notti insonni.

Bach concluse che il miglior modo per accontentare questo desiderio fosse scrivere delle Variazioni, un genere che fino allora non aveva considerato con molto favore per via dell'armonia di base, sempre uguale. Sotto le sue mani, anche queste Variazioni divennero modelli assoluti dell'arte, come tutte le sue opere di quest'epoca. Il Conte prese a chiamarle, da allora, le "sue" Variazioni. Non si stancò mai di ascoltarle e, per lungo tempo, quando gli capitava una notte insonne, chiamava: "Caro Goldberg, suonami un po' le mie Variazioni". Mai Bach fu ricompensato tanto per un'opera come in
questo caso: il Conte gli diede in dono un calice pieno di 100 Luigi d'oro. Ma tale opera d'arte non sarebbe stata pagata adeguatamente nemmeno se il premio fosse stato mille volte piu grande." (1)


Partiamo dalla fine. Mettiamo ora da parte l'impagabilità di un'opera del genere. E' certo che per Bach 100 Luigi d'oro sarebbero stati davvero una fortuna, una vera "montagna d'oro", in tedesco si direbbe "Gold-Berg". Ma le cose che rendono ancor più sospette le parole di Forkel vanno oltre questo divertente gioco di parole (opera
di Bach? Dei figli? O dello stesso Forkel?).


Johann Gottlieb Goldberg (1727-1756) esisteva sul serio, era un ottimo clavicembalista, fu allievo di Bach e alcune fonti riferiscono che avesse una straordinaria prima vista e che potesse leggere uno spartito anche messo al contrario. Ma quando le Variazioni furono composte, nel 1741, aveva appena 14 anni e il brano presenta delle difficoltà, sia tecniche sia espressive, che già all'epoca erano impensabili per un musicista così giovane.


Un'altra obiezione a Forkel ed al titolo tradizionale sorge spontanea semplicemente leggendo il testo del frontespizio originale della prima edizione di Norimberga pubblicata tra il 1741 e il 1745 presso l'editore Balthasar Schmid:

"Esercizi per tastiera che consistono di un'Aria con alcune Variazioni per il clavicembalo con due manuali, composti per gli amanti della musica, per rinfrescare i loro animi, da Johann Sebastian Bach: Compositore Reale per l'Elettore di Polonia e Sassonia, maestro di
cappella, e direttore del coro di musica di Lipsia. Norimberga: pubblicato da Balthasar Schmid."


Non appare nessuna dedica né a Goldberg né al conte Hermann Carl Reichsgraf von Keyserlingk (1696-1764), un fatto piuttosto strano, visto che stiamo parlando di un periodo in cui la dedica non era considerata semplicemente una conveniente consuetudine, ma addirittura un obbligo sociale. Infine, il calice ricevuto in dono, d'oro anch'esso, non é stato mai rinvenuto nel patrimonio familiare di Bach.


II racconto di Forkel non ci aiuta assolutamente per la ricostruzione storica, ma ci consente di fare almeno un paio di interessanti riflessioni di altra natura.

Viene riferita una sorta di repulsione da parte di Bach per la forma del "tema con variazioni" a causa della monotonia armonica. E' vero, infatti, che, a differenza di Corelli o Handel che scrissero diverse raccolte di variazioni, l'unica composizione di Bach in questa forma é
l"Aria variata alla maniera italiana" in La minore, composta a Weimar intorno al 1709, più di 30 anni prima. Ma se pensiamo al tema come, appunto, solo uno schema armonico, un basso ostinato, bisogna ricordare anche i due grandiosi esempi della "Passacaglia" in Do minore per organo (del 1716-17) e la "Ciaccona" dalla Partita n. 2 per violino solo (del 1720 circa).

L'altro elemento interessante, rilevato da Giordano Montecchi, è l'intuizione da parte di Bach di una funzione misteriosamente ipnotico-terapeutica provocata da una musica ripetitiva nell'armonia, che lo induce a scegliere per il malinconico e insonne conte Keyserlingk la forma del tema con variazioni. Scrive Montecchi:

"Il conte Keyserlingk e la sua melancolia notturna, curata al suono di quell'Aria con trenta variazioni, non sono dunque che una tappa di una tradizione antichissima che da Orfeo e Pitagora, dai tarantati del Mediterraneo e dal sama' (l'ascolto estatico del sufismo), si snoda fino all'arpista del Wilhelm Meister di Goethe, arrivando fino ai rave parties e alla musica trance-ambient. E una tradizione estetica e terapeutica insieme, che considera la musica come un medicamento potente e privilegiato, efficace sul corpo e sull'anima. " (2)

C'e infine in Forkel l'idea del senso di "possessione" che il brano suscita in chi lo ascolta: "le mie variazioni" dice Keyserlingk. Qualcosa di analogo avverrà duecento anni dopo a Glenn Gould, il quale aprì e chiuse la sua camera di pianista proprio con l'incisione
delle Goldberg (3).


(1) Tratto da: Johann Nikolaus Forkel, "Uber Johann Sebastian Bachs Leben, Kunst, und Kunstwerke. Fur patriotische Verehrer echter musikalischer Schriften und Buchern…" (Sulla vita, l'arte e le opere di Johann Sebastian Bach"), 1802, ristampa Henschel Verlag, Berlin, 2000
(2) Tratto da Giordano Montecchi, "Antropologia di un aneddoto - Le veglie e le Variazioni Goldberg di J. S. Bach"
(3) La prima incisione di Glenn Gould delle Variazioni Goldberg, poco conosciuta e anche poco
riuscita a livello interpretativo, e del 1954; nel 1955 una nuova incisione entra nella leggenda; cosi
anche l'ultima, del 1981.

Nessun commento:

Posta un commento