sabato 16 novembre 2013

Ci basta una sonata di Corelli?

...Mi basta una sonata di Corelli, perchè mi meravigli del Creato!
(da "Inneres Auge" di Franco Battiato)

Ascoltare oggi in cd, o su Youtube, o in un qualsiasi lettore mp3, la musica barocca è una delle esperienze più fuorvianti che possa capitare all'appassionato di musica.

Un legittimo dubbio che può facilmente suscitare l'ascolto di opere come le Sonate a tre di Corelli op. 1, op. 2, ecc. è: Cosa c'è di interessante in questa musica?
Troppo facile sarebbe rispondere che se non altro ha influenzato la storia della musica successiva, l'evoluzione della scrittura violinistica fino a Paganini, lo sviluppo del concerto, bla bla bla…

Non basta.
Quella musica va anche proprio VISTA suonare e le occasioni ovviamente sono rarissime se non in circuiti molto specializzati.

I 2 violini per esempio spesso fanno la stessa cosa (neanche una diversificazione timbrica ci può aiutare essendo strumenti uguali), ma se li si VEDE farla ad una certa distanza fisica (quella ragionevole di una esecuzione in concerto) forse quel dubbio non sorgerebbe più a nessuno.

Uno dei motivi per cui è più difficile la diffusione e l'apprezzamento di Corelli rispetto a Beethoven o Chopin, e quindi della musica barocca rispetto alla musica classica o romantica, è dato non solo dalla complessità della polifonia rispetto alla normale scrittura dei periodi successivi, ma anche dal fatto che non si può, con i mezzi di fruizione attuali normalmente usati, comprendere facilmente non solo CHI fa qualcosa, ma soprattutto DA DOVE fa un qualcosa o ripete un qualcosa.

Oggi ascoltiamo la musica classica (e non solo per la verità) prevalentemente attraverso strumenti che ce la propongono registrata; la musica classica che il normale fruitore ascolta in concerto è forse un ventesimo di quella che ascolta su un qualsiasi lettore mp3 o impianto stereo.

Ma la musica barocca trovava il suo senso estetico anche nel rispondersi "a una certa distanza" tra strumentisti o compagini diverse (anche corali!), un rispondersi che prevedeva anche il contributo molto "fisico" dell'ascoltatore che poteva e anzi doveva rivolgere non solo l'attenzione, ma anche lo sguardo verso lo strumento o la compagine che di volta in volta faceva la cosa musicalmente più pregnante. E ciò aveva il suo effetto nelle chiese o nelle corti dove la musica veniva fruita prevalentemente dal vivo. Ma oggi ciò non è possibile.

L'unico modo che abbiamo oggi per restituire quel mondo e quel gusto al nostro orecchio curioso è quella di avere un buon impianto stereo, possibilmente con una sorta di dolby surround, e intanto dovremmo anche saper leggere lo spartito che dovremmo seguire durante l'ascolto...

Tutte cose che i fedeli e i cortigiani dell'Europa barocca non avevano o non potevano fare. Eppure Corelli l'hanno avuto e l'hanno osannato lo stesso.


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